Pubblicato in origine il 08 Giugno 2018 sul portale di C4 Comic
Un mese e mezzo fa la nuova Coconino Press di Ratigher annunciava a sorpresa Doku, una nuova collana curata da Vincenzo Filosa, Paolo La Marca e Livio Tallini, che si prefigge il compito di portare in Italia il meglio del fumetto giapponese autoriale e moderno. Pubblicato tra il 1985 e il 1987 sulle pagine della storica rivista Garo, La Fidanzata di Minami dell’autrice Shungiku Uchida è uno dei primi risultati della neonata collana e pertanto ne rappresenta il banco di prova con cui toccare con mano questa nuova realtà editoriale.
L’opera che ha portato alla notorietà Shungiku Uchida è una commedia che racconta le vicende quotidiane di Minami e Chiyomi, una coppia di giovani liceali costretta a una convivenza segreta nella camera di lui dopo la fuga da casa di lei in seguito a una mutazione che le ha donato le dimensioni di una bambola di 16 cm. A una rapida sfogliata, l’impressione che ci si potrebbe creare è di trovarsi dinanzi a una semplice commedia romantica tra liceali come le tante a cui le produzioni nipponiche ci hanno abituato. La Fidanzata di Minami è in realtà il racconto di una relazione delicata tra le cui pagine l’autrice nasconde abilmente temi a lei cari come l’abbandono del nucleo famigliare, il rifiuto del mondo degli adulti, il fascino della maternità e altro ancora. Tutti tratti esili, pronunciati sottovoce, e legati indissolubilmente con la biografia dell’autrice e che in quanto tali sarebbe facile perdere. Fondamentale è quindi il saggio breve curato da Paolo La Marca a chiusura del volume che ne ricostruisce la voce tramite la vita e le opere, aiutando il lettore a rileggere La Fidanzata di Minami sotto una nuova luce ricca di sfumature.
Il centro del volume rimane comunque il delicatissimo equilibrio su cui si regge la relazione tra Chiyomi e Minami. La metamorfosi di Chiyomi non è un semplice escamotage per dare originalità all’opera, ma una metafora dell’adolescenza e di molti dei legami sentimentali che si vengono a creare in questa delicata fase della crescita. Le dimensioni della ragazza costringono la coppia a una convivenza dall’aspetto praticamente coniugale: i due dormono, mangiano e si fanno il bagno assieme come due novelli sposini. Ma quelle stesse dimensioni che li uniscono sono anche ciò che li allontana dal punto di vista fisico rendendo impossibile anche solo un bacio, figuriamoci un rapporto sessuale. Allora è impossibile non leggere nella metamorfosi di Chiyomi quella tipica distanza che si viene a creare nei rapporti tra giovanissimi che non sono in possesso dei mezzi fisici per poter far fiorire il loro amore, con la differenza che, mentre i loro coetanei sono destinati a crescere assieme alle loro relazioni, Minami e Chiyomi sono intrappolati in un’eterna relazione fanciullesca che non fa altro che alimentare la frustrazione di entrambi. Fin dalla lettura dei primi capitoli il rapporto tra i due protagonisti appare come un’illusione destinata a non durare, una relazione che si basa su sogni che saranno presto costretti a scontrarsi con la dura realtà. Non per questo il finale, fatalista come pochi, appare meno inaspettato e destabilizzante tradendo il desiderio dell’autrice e del lettore di un sogno infinito.
Dal punto di vista grafico, le tavole del volume sono caratterizzate da poche linee essenziali per i personaggi e da sfondi quasi completamente assenti che creano un’atmosfera di leggerezza in contrappeso a ciò che viene invece raccontato. Visivamente sembra proprio di trovarsi dinanzi a una una commedia romantica dei manga anni ‘80, tra divise scolastiche e paesaggi di periferia che ricreano il fascino magico di un genere di cui La fidanzata di Minami è in parte esponente. Particolarmente azzeccata è la cura grafica del volume, sia nella particolare veste cartotecnica che per le illustrazioni di copertina molto pop.
La collana Doku mantiene la promessa e ci porta a conoscere un lato delle produzioni nipponiche diverse da quello più mainstream a cui siamo abituati. La Fidanzata di Minami è una commedia agrodolce che sotto un aspetto innocente nasconde un’adolescenza reale fatta di pulsioni sessuali e del bisogno di diventare adulti. Il tutto, legato a doppiofilo con la forte personalità dell’autrice che ci viene raccontata approfonditamente dal saggio breve a chiusura del volume. Da non perdere.
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