Il problema di One-Punch Man

Analisi Recensione One-Punch Man di Yusuke Murata e ONE

One-Punch Man nasce come webcomic amatoriale realizzato nel tempo libero da un impiegato che pubblica sotto lo pseudonimo di ONE, diviene poi un manga pubblicato ufficialmente sia in digitale che in cartaceo con i disegni di Yusuke Murata (Eyeshield 21), e infine un anime prodotto dallo studio Madhouse (Paprika, Hunter x Hunter 2011). È sicuramente una delle opere del panorama dei manga degli anni '10 del 2000 che verrà più ricordata, grazie non solo all'idea geniale del suo incipit (un supereroe invincibile frustrato dalla sua stessa forza), ma anche per il grande successo di pubblico e di critica, sia in Giappone che qui in Occidente, Italia compresa. Da noi la discussione attorno a questo titolo è un po' polarizzata attorno a una chiave di lettura parzialmente scorretta che lo vede come parodia, o addirittura decostruzione, del genere che chiamiamo Battle Manga (o Battle Shonen, se vogliamo riferirci a un target specifico) i cui esponenti più noti sono opere come Dragon Ball, Naruto, Hunter x Hunter e così via; storie in cui gli allenamenti, l'acquisizione di nuovi poteri e, soprattutto, i combattimenti, sono il focus principale della narrazione. Pensare che One-Punch Man faccia principalmente il verso a questo genere di opere è un fraintendimento figlio di questo errore tutto occidentale del ricondurre qualsiasi manga d'azione ai Battle Manga (e qualsiasi Battle Manga al target Shonen) e al tentativo di applicare all'opera un'interpretazione basata sul nostro bagaglio culturale, spesso dominato da Dragon Ball Z per quel che concerne le opere giapponesi, ignorando quello dei giapponesi stessi che, per forza di cose, è radicalmente diverso. Paradossalmente l'elemento che ci si dimentica dell'equazione di One-Punch Man è quello che a un primo sguardo dovrebbe essere il più lampante: il supereroe.

Tokusatsu Japanese Superheroes

Spesso associato unicamente a quelli Marvel e DC, il mito del supereroe è radicato nella cultura giapponese tanto quanto in quella americana e persino da più tempo (Golden Bat, detto Fantaman nell'adattamento italiano, nasce nel 1931 ed è considerato il primo supereroe della cultura moderna). Questo fenomeno culturale partì nei Kamishibai, spettacoli itineranti di teatrini di carta molto famosi negli anni '30, e si espanse prima al cinema e poi nei manga, negli anime e nelle serie TV tokusatsu (genere famoso per i suoi effetti speciali) continuando ancora oggi a riscuotere grande successo al punto da rappresentare uno dei pilastri dell'infanzia di tutti i giapponesi. È qui che bisogna andare a ricercare le vere origini di One-Punch Man, nei supereroi tokusatsu della Toei, nei personaggi cartacei e non di Mitsuteru Yokoyama e Shotaro Ishinomori e tutto il filone derivato. È questo l'enorme calderone a cui ONE fa il verso con i suoi eroi, con i kaiju, gli "sgherri" e le organizzazioni dei villain che mette loro contro in questa battaglie il cui sfondo sono le tante città tutte anonime, tutte uguali e tutte palesemente Tokyo. Anche la struttura da "Monster of the Week" è palesemente derivativa da quel tipo di storie. Un genere che sicuramente si interfaccia con quello del Battle Manga, ma che non è la stessa cosa. È indubbio che l'invincibilità di Saitama si presti bene a essere interpretata come un sovvertimento della meccanica dell'allenamento e del power-up graduale tipica del Battle, ma applicare questa chiave di lettura all'opera come fosse l'unica corretta è un approccio un po' rigido che non tiene conto di tutto il resto. Le origini di Saitama sono anche e soprattutto la parodia di quella dei supereroi giapponesi, a partire dalla sua presentazione come "Eroe per hobby" che sostituisce i classici proclami sulla giustizia, passando poi per la sua insoddisfazione per la mancanza di un avversario adeguato che lo scuota dalla sua alienazione, caratteristica che ricordi i conflitti interiori dei supereroi di Shotaro Ishinomori che ottenendo i loro poteri finivano per sentirsi sempre più lontani dalla loro umanità. Saitama non ha ottenuto la sua forza grazie agli esperimenti di uno scienziato né è un poliziotto galattico in missione per proteggere la Terra, è semplicemente un uomo che ha rinunciato a trovare lavoro e ha deciso di allenarsi tutti i giorni per fare l'eroe. È il quotidiano, il banale, che entra a contatto con lo straordinario, che è un po' il punto dell'ironia ma anche della critica sociale di One-Punch Man. 

Analisi Recensione One-Punch Man di Yusuke Murata e ONE
Quello sulla sinistra si chiama Anpanman ed è il supereroe protagonista di una serie famosissima di libri illustrati per bambini, praticamente un'icona POP del Giappone. One-Punch Man deve a lui il suo nome e il design di Saitama. L'alieno a sinistra di Anpanman è anche la probabile ispirazione per Vaccine Man, il villain del primo capitolo di OPM che spesso viene scambiato per un omaggio a Piccolo di Dragon Ball.

Saitama e l'Organizzazione degli Eroi sono il mondo degli adulti di ONE che entra in quello fantastico della sua infanzia. Un mondo fatto di banalità quotidiane come fare la spesa e pagare l'affitto ma anche di un corporativismo e di una meritocrazia viziata che la società sbandiera come obiettivo raggiunto o ideale da seguire e che One-Punch Man smaschera come la chimera che è. Quella al rigido sistema giapponese dei test, delle gerarchie e della vita strettamente pianificata è una critica che è un classico delle opere del Sol Levante al punto che lo stesso ONE la tratta con ironia visto quanto è stato già detto sull'argomento, ma non per questo va sottovalutata e messa in secondo piano. Non c'è nessuna decostruzione del battle manga qui ma un attacco a una società che riduce le persone a numeri (o lettere, come nel caso degli eroi del manga), che celebra chi arriva primo e condanna tutti gli altri, che crea una gerarchia fatta di vincitori e sconfitti che non dovrebbe avere nulla a che vedere con la vita (o con il salvare delle vite), una ultra-competitività che porta all'individualismo più sfrenato minando quella stessa efficienza che il cosiddetto sistema meritocratico dovrebbe perseguire. Quello misurato dalla Classifica degli Eroi non è il valore dei suoi membri, ma la loro capacità di adeguarsi a questo sistema e di prevalere sopra gli altri. Saitama, il più forte di tutti ma rilegato a una delle classi più basse per una serie di contingenze, non è l'unica falla di questo sistema. Senza scomodare l'esempio più lampante (King), il manga è pieno di personaggi il cui valore non ha niente a che fare con la loro posizione in classifica, di eroi ai piani alti completamente staccati dalla realtà delle persone che dovrebbero proteggere e altri che invece, più in basso, mettono a rischio la loro incolumità per la salvaguardia altrui anche quando la cosa diventa più grande di loro.


Se questo aspetto è così poco percepito dai lettori al punto di travisare l'intero genere di appartenenza dell'opera probabilmente il fattore non è solo culturale ma anche di tipo comunicativo, più specificatamente nel modo con cui si presenta la versione rielaborata disegnata da Yusuke Murata. Murata è un disegnatore spaventosamente bravo e adatto allo stile dell'opera di ONE, ma è anche un artista a cui piace perdersi negli incredibili virtuosismi con cui finisce spesso per monopolizzare interi volumi di One-Punch Man. Il manga rimane estremamente divertente da leggere ma ne viene così diluita la forza eversiva che apparteneva all'originale, persa tra una lunghissima scena d'azione e l'altra, e che era veicolata anche dal tratto di ONE, un altro tassello del modo con cui vengono parodiate le opere a cui OPM fa riferimento. Quel disegno sgraziato e semplice ci permette di guardare alla realtà straordinaria di One-Punch Man con gli stessi occhi distaccati con cui la guarda Saitama, che nella serie ha spesso dimostrato di avere un ordine delle priorità completamente diverso da quello dei suoi comprimari. L'atteggiamento sopra le righe dei personaggi, l'artificiosità di quello che fanno e quello che dicono e che normalmente accettiamo come un elemento tipico della cultura giapponese agli occhi di Saitama appare come è effettivamente: ridicolo e stravagante. Nel suo mondo, come nel nostro, la priorità non è proteggere il proprio onore né portare a compimento una vendetta giurata 10 anni fa, ma ricordarsi di mettere fuori il giusto sacco dei rifiuti per la raccolta differenziata o saper cogliere le giuste offerte al supermercato. La frustrazione di Saitama è la frustrazione di ONE che prova a scappare dalla delusione per il mondo degli adulti rifugiandosi in quello della sua infanzia salvo scoprire di non riuscire più a guardarlo con gli stessi occhi.

Analisi Recensione One-Punch Man di Yusuke Murata e ONE

La nuova versione disegnata da Murata invece mina in parte questo aspetto dell'opera perché dal modo con cui ritrae la storia ci si ritrova automaticamente a immergersi nel punto di vista non più di Saitama ma di tutti quelli che lo circondano. Le scene in cui quest'ultimo è presente sono le uniche scene in cui emerge la patina di ridicolo che nella versione di ONE ricopriva tutto il mondo di One-Punch Man. Per il resto del tempo la versione di Murata è invece semplicemente una versione esagerata e bombastica di tutti i filoni di storie a cui l'opera si rifà, Battle Manga inclusi. Con il passare dei volumi queste sezioni si fanno sempre più estese, quasi dominando l'opera, ed è palese che dalla parodia si passi all'omaggio perché fondamentalmente Murata non guarda a questi personaggi con gli stessi occhi disincantati di ONE. Il suo è invece l'approccio di qualcuno che quel mondo fantastico conosciuto nell'infanzia non lo ha mai dovuto abbandonare e non ha mai perso la capacità di lasciarsi trasportare da esso.

Analisi Recensione One-Punch Man di Yusuke Murata e ONE

L'obiettivo di questo articolo non è di sminuire il lavoro di Murata, che piace sia a chi vi scrive che a ONE stesso, ma di provare a inserire nel dibattito attorno a One-Punch Man un discorso un tantino più complesso di quello che al momento lo monopolizza. Spesso si tende a dare per scontato che la versione di Murata sia la versione migliore "perché è quella disegnata meglio" senza rendersi conto che si tratta pur sempre di un adattamento e i cambiamenti di cui bisogna tenere conto non riguardano solamente le aggiunte alla trama fatte di comune accordo da Murata e ONE ma anche la narrazione stessa. È vero che entrambe le opere parlano la stessa lingua, il medium del fumetto, ma il loro stile è così diverso che si potrebbe dire che di quella lingua usino due dialetti distanti. Lo stile gag manga con cui ONE ha disegnato tutta la sua opera ha uno storytelling e dei ritmi narrativi completamente differenti da quello virtuoso ed esplosivo di Murata in cui il gag manga delle origini fa solo delle apparizioni fugaci in determinati momenti. La versione di Murata andrebbe quindi vista come un adattamento con i suoi pregi e i suoi difetti esattamente come si fa con qualsiasi trasposizione da un medium all'altro (fumetti e romanzi che diventano film ecc..). Vederla semplicemente come la versione migliorata e definitiva dell'opera è riduttivo, una semplificazione che sminuisce il lavoro di ONE e semplifica quello di Murata. Più interessante sarebbe metterle a confronto, scoprire come si differenziano in termini tematici e semantici, come si sovrappongono e come si completano vicenda. Evitando quindi di cancellare la versione di ONE, spesso relegata allo status di prototipo brutto, come purtroppo sta succedendo sia dalla parte dei lettori che da quella degli editori stessi.

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Analisi Recensione One-Punch Man di Yusuke Murata e ONE

Commenti

  1. Complimenti per aver colto questo aspetto ormai sempre meno sottile. Anche io mi ero accorto di una deviazione di spirito con l'avanazare dell'opera, esattamente nel momento in cui Saitama passa (troppo) in secondo piano. La vera essenza di one punch è superconcentrata nel primo volume, poi si diluisce lentamente, fino ad arrivare al nostro 21esimo (mi pare) in cui è a tutti gli effetti un battlemanga di Murata; che è sempre un piacere per gli occhi, ma qualcosa di diverso dall'originale e dalle origini dell'adattamento. Va da se che anche l'effetto comico è ormai sbiadito.

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    1. Ti ringrazio per il commento!

      Esattamente quello che penso anch'io, molti fan hanno mancato l'aspetto principale dell'opera ma è anche vero che col passare dei volumi è lo stesso manga, nella versione di Murata, a scoprire il fianco a questo modo di interpretarlo.

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  2. Le cose da dire ci sono, sarebbero molte, ma credo che questa analisi abbia centrato appieno il cuore del problema: incapacità da parte del lettore occidentale di cogliere il contesto e gli intenti dell'opera, fraintendimento del concetto di "decostruzione" (parolona sempre più abusata e che invece andrebbe adoperata con estrema cautela) e perdita, nell'adattamento, delle suddette caratteristiche, a favore di un virtuosismo, spesso fine a se stesso, che appiattisce, riproponendo la verve "umoristica" in contesti fin troppo edulcoranti, privando l'opera della sua reale carica eversiva.
    Ovviamente sul piano tecnico Murata è un ottimo disegnatore, ma a mio avviso la predominanza del suo stile finisce col decentrare la storia, spostando il focus da Saitama (vero elemento interessante dell'opera) al resto del cast, giusto "arricchimento" nel webcomic senza che per questo divenga mai oggetto di approfondimento.
    A oggi, molti preferiscono di quest'opera gli scontri (tutti in realtà abbastanza semplici e spettacolosi) e il focus sui personaggi minori; la cosa diventa grave nel momento in cui non si presta al webcomic, opera molto più centrata e coerente, la dovuta attenzione, spesso dimenticando che ONE sta continuando a lavorarci in prima persona

    Grazie per gli spunti

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  3. Trovo che, abbiate compreso solo in parte lo OPM di One e Murata.
    Innanzitutto, il nome e l'idea alla base del protagonista , non vien tanto da Anpaman ( di cui è innegabile l'ispirazione ), ma dallo slogan di una famosa bevanda energetica giapponese.
    Già in molti mangaka e animatori prima di One avevano creato un super eroe da "un solo colpo" basandosi su questo slogan, ma come sappiamo, solo quelle di quest' ultimo ha ottenuto fama mondiale .
    Se è vero che il manga originale di One è una parodia/riflessione su tutta la fiction supereroistica nipponica ( e pure la società che l'ha creata), è ancor più vero che Murata ha trasformato la serie in una parodia/omaggio/imitazione dei battle shonen di Jump e dei suoi luoghi comuni.
    Cosa naturale : Murata è stato un autore di Jump, OPM è pubblicato da Shueisha, e quindi deve rispettare i canoni narrativi commercialmente vincenti che impone l'editore .
    Inoltre Murata è un fan di Akira Toriyama, quindi il Vaccine Man , da ispirazione anpamaniana , diventa una palese scoppiazzatura /omaggio di Piccolo di Dragon ball.
    Se invece , col tempo, la presenza sempre più diradata di Saitama nel manga, è solo un banale espediente di sceneggiatura : un eroe invincibile annoia dopo poco, in quanto rende prevedibile l'esito di qualsiasi scontro.
    Perciò lo si tiene lontano il più possibile e ci si concentra su i più fallibili comprimari ( ma già sapendo che tanto alla fine arriverà il nostro a salvare baracca e burattini).

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