Delitto e Castigo secondo Osamu Tezuka


Delitto e Castigo è uno dei massimi capolavori della letteratura russa, nonché uno dei romanzi più complessi e stratificati che abbia mai letto. Tra le pagine della sua opera, Fëdor Dostoevskij sviscera motivazioni e conseguenze di un duplice omicidio muovendosi abilmente tra psicologia e filosofia, assieme a una moltitudine di altre tematiche che offrono, tra le altre cose, anche una potente fotografia della Russia dell'epoca. Folle sarebbe credere e aspettarsi che Osamu Tezuka, pur nel suo incredibile genio, possa essere riuscito a ricostruire in un singolo volume a fumetti di 133 pagine tutta la complessa architettura del romanzo originale. E leggendo questo manga datato 1953 scopriamo infatti una versione di Delitto e Castigo in cui Tezuka ha tagliato con l'accetta tematiche e storyline, eliminando moltissimo e modellando quel che rimaneva in cerca di un equilibrio tra la profondità dell'opera originale e il pubblico giovanile a cui i manga dell'epoca si rivolgevano. Eppure, nella sua apparente inferiorità rispetto alla fonte originale, il manga di Osamu Tezuka riesce a ritagliarsi una sua dimensione piuttosto interessante, una raison d'etre da non sottovalutare.


Leggendo oggi il romanzo originale del 1866 è impossibile non intravedere nel ritratto che  Dostoevskij fa della società dell'epoca alcuni dei semi che di lì a 50 anni porranno le basi per la Rivoluzione Russa. Elementi "inconsci" che Tezuka decide di raccogliere alla luce della dimensione temporale in cui nasce la sua trasposizione, 93 anni dopo l'originale e 36 anni dopo la rivoluzione, e di costruirvi sopra il nucleo della sua versione. Il Delitto e Castigo di Tezuka si ambienta infatti "alla notte prima della Rivoluzione Russa", legando a doppio filo le vicende personali del giovane Raskolnikov con le vicende storiche che hanno sconvolto la Russia Imperiale nel 1917. Nell'esiguo spazio che gli offre il formato Akahon, i "libretti rossi" che circolavano nelle librerie e che costituivano il formato unico degli story manga di allora, Tezuka parte subito spedito presentandoci un Raskolnikov già risoluto nell'intento di uccidere una vecchia usuraia perché colpevole di impersonare l'ingiustizia sociale del dislivello tra le classi agiate e quelle povere. Tezuka sfronda il personaggio dei suoi drammi più personali, quelli legati all'asfissiante affetto della madre e della sorella che nel romanzo sono la miccia finale che porta al delitto mentre qui sono solo accennati successivamente. A contare qui è unicamente il significato sociale del gesto: la morte del vecchio e ingiusto che lascia lo spazio al nuovo e al cambiamento. Guidato dalla propria teoria degli uomini "ordinari" e degli uomini "straordinari", quest'ultimi destinati a sottomettere i primi per cambiare il mondo anche per mezzo di gesti efferati di cui non sconteranno pena, Raskolnikov uccide la vecchia usuraia per dare il via a una rivoluzione. Ma è possibile che un uomo "ordinario" si sopravvaluti e si creda "straordinario? E cosa accadrebbe se decidesse di agire in quanto tale? Il dubbio pervade Raskolnikov e assieme a esso la paura di dover pagare il prezzo delle sue azioni: il castigo.


Nel raccontare il calvario del protagonista entra in ballo la vera star del fumetto: lo storytelling. Lo stile del Tezuka degli inizi è qui a uno dei suoi picchi, stupefacente per ingegno e costante inventiva. Per alcune delle scene più memorabili del fumetto, come la veglia funebre per Marmeladov o il delitto che dà il nome alla storia, Tezuka imbastisce delle piccole pièce teatrali, con vignette che si ripetono uguali nelle dimensioni e nell'ambiente mentre i personaggi consumano le loro tragedie muovendosi su questi palchi immaginari, dichiarando in modo plateale le proprie emozioni con le parole o con una gestualità esasperata, teatrale per l'appunto. Ispirandosi al cinema e all'animazione Tezuka gioca invece con le molteplici gag visive, con i primi piani, le transizioni, le metafore visive, andando anche oltre quel che i mezzi di partenza possono fare e arrivando nel campo di ciò che solo il fumetto può realizzare.


Nella rapsodia continua di eventi che compone queste 133 pagine, il finale arriva improvviso e quasi inaspettato. La pena (quella del titolo originale del romanzo, Преступление и наказание che in italiano sarebbe più correttamente Il delitto e la pena) di Raskolnikov appare come la prova del suo non essere "straordinario", bensì "ordinario", e pertanto incapace di portare un cambiamento reale. Ma la rivoluzione, come sappiamo tutti, non sta al passo con Raskolnikov e avviene lo stesso, scatenata da eventi simili a quelli che lo hanno portato sulla strada della pena. Che quell'uomo sia invece un uomo "straordinario" appare però come un'illusione in cui Tezuka non sembra credere pienamente, come non sembra credere pienamente in quella rivoluzione e nelle sue modalità. Quello in cui più probabilmente crede è nella fatalità di quell'evento, unico risultato possibile di quella società e delle condizioni in cui era costretta la maggioranza. Forse non esistono uomini "straordinari" o "ordinari", ma solo le azioni che compiamo, come singoli e come collettività, e le naturali conseguenze che ne derivano.


Delitto e Castigo di Tezuka si muove così tra il terreno della fedeltà e quello della profanità, incapace ovviamente di restituire anche solo un quarto della complessità del romanzo, costretto nel poco spazio a trattare con superficialità tanti elementi e impossibilitato a restituire il dramma del suo protagonista nell'interezza. Ma, nel suo allontanarsi dalla psiche dell'individuo per concentrarsi sull'aspetto sociale, riesce comunque a dirci qualcosa di nuovo e interessante, riprova del genio del Dio dei Manga. Se si è poi appassionati di fumetto, di manga, di Tezuka, i motivi per leggere quest'opera sono doppi, in quanto tassello interessantissimo della carriera del papà di Kimba e Astroboy, ricco com'è di spunti visivi che colpiscono ancora oggi .


Un ringraziamento a Gabriele Di Meco, le cui parole e articoli (trovate qui il suo scritto su Delitto e Castigo) sono per me guida costante nella scoperta di Osamu Tezuka e senza cui quest'articolo sarebbe probabilmente lungo e interessante la metà.

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