Cosa non va nel film di Alita - Angelo della Battaglia


Pur nel tipico scetticismo verso questo tipo di operazioni, le trasposizioni in live-action di anime e manga, mi sono comunque ritrovato ad attendere il film di Alita con un certo ottimismo che è persino cresciuto di trailer in trailer. Sarà stato l'evidente entusiasmo e passione di James Cameron, produttore e sceneggiatore del film, per l'opera originale e per il progetto, o sarà stato il mio distacco per il manga di Yukito Kishiro, letto e apprezzato grazie alla ristampa Planet Manga di un paio di anni fa ma non adorato al punto da metterlo in un piedistallo come tanti fan della prima ora. Fin da subito sono addirittura stato uno dei pochi a non aver problemi con gli occhioni giganti di Alita, anche prima che venissero leggermente ridimensionati o che si scoprisse che un motivo, dietro a quegli occhi, c'è e va oltre il semplice omaggio all'estetica del manga originale. E i primi minuti del film non hanno deluso minimamente il mio ottimismo: il Dottor Ido, interpretato da un perfetto Cristopher Waltz, trova i resti di Alita nell'immensa discarica della città di Ferro, all'ombra dell'elitaria città volante di Salem, le dona un nuovo corpo e una nuova vita. Il Pinocchio cyberpunk di Robert Rodriguez fin qui funziona e il miracolo appare genuinamente possibile. Poi qualcosa va storto.


Alita esce dal laboratorio del Dottor Ido, si immerge nella città di Ferro e nella prima ventina di minuti fa la conoscenza di Yugo, Chiren, del Motor Ball, dei braccatori e del serial killer di donne che si aggira di notte in cerca di prede, sobbarcandosi assieme allo spettatore di una quantità di snodi narrativi che nel manga erano stati distillati in 3 volumi. La sceneggiatura prova a dare una coesione a tutti questi elementi, e le idee dietro queste intenzioni sono pure buone, ma il minutaggio li costringe in spazi troppo stretti per condensarli tutti efficacemente. La tridimensionalità di un personaggio come Chiren ci appare quindi solo suggerita, incapace com'è nelle poche scene in cui compare di mettere in scena la sua tragedia e di dare spessore alle sue azioni finali.

Quello che ne esce peggio è però Yugo, un Keean Johnson completamente fuoriluogo, la cui relazione con Alita vive in un piatto e banale romanticismo adolescenziale che porta a un'evoluzione del personaggio repentina e quasi inconcepibile, minando così la portata tragica del compiersi del suo arco narrativo. Il problema relativo a Yugo si collega poi a uno più vasto che invade tutta la sceneggiatura e che riguarda la difficoltà che sembra avere la scrittura nel mettere in scena dialoghi che risultino spontanei e credibili. Più di quanto dovrebbe essere ammesso, i personaggi di questo film non sembrano parlare per esprimere sé stessi ma unicamente per informare lo spettatore di quello che dovrebbe sapere o per spingere la trama forzatamente ad andare verso una direzione precisa. Questo il cortocircuito alla base di scene imbarazzanti come tutta la sequenza ambientata nel bar dei braccatori dove il modo di agire dei personaggi appare completamente irrazionale. Ma è anche il cortocircuito che impoverisce fortemente il world building dell'opera e, di riflesso, il peso tragico dei personaggi di Yugo e Chiren. La città di Ferro, la città "discarica" di Salem, appare nel film in una meravigliosa CGI, verosimile e mai posticcia, in una serie bellissime cartone che sono però solo questo. La diegesi del film non si sofferma mai sul mostrarci veramente le condizioni di vita dei suoi abitanti, la degradazione e la povertà che si suppone creino il desiderio di ascendere verso la città di Salem nei personaggi del film. Chiren e Yugo ci dicono un paio di volte di voler salire a Salem, ma il contrasto tra le due città non viene mai veramente evidenziato se non in pochissimi passaggi che faticano a raccontarci veramente l'urgenza che questi personaggi hanno di scappare dal luogo in cui si trovano. Sappiamo, ma non comprendiamo.


Quel che, pur nei limiti della sceneggiatura, funziona sono Alita, il Dottor Ido e la loro relazione. Il percorso di scoperta del mondo e della sua vera natura di guerriera riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore, grazie anche ad un'ottima interpretazione di Rosa Salazaar resa in un'altrettanta ottima Motion Capture, mentre il percorso che compie Ido per accettare di non avere il controllo sulla sua figlia "adottiva" è naturale, oltre che coerente con il materiale originale. Ma il meglio dell'opera viene fuori nelle spettacolari scene di combattimento dirette da Rodriguez, coinvolgenti nelle coreografie e chiare nella messi in scena, senza il minimo singhiozzo della CGI. Il film spicca letteralmente il volo in queste scene, non tante quanto ci si potrebbe aspettare, creando una connessione intima tra lo spettatore e la protagonista. Il personaggio di Alita parla meglio quando si spegne la sceneggiatura di Cameron e si accende l'azione di Rodriguez, tenendo in piedi da sola l'intero film. Il coinvolgimento con la rabbia di Alita e con il desiderio di proteggere le persone che le stanno più care, cresce con l'intensità delle sue battaglie, al punto che arrivati alla fine del film, nonostante tutto, se ne vorrebbe ancora. La tragedia di Alita è l'unica che funziona veramente, l'unica che alla fine del film riesce veramente a raccontarci quanto non vada in questa società futuristica a metà tra il cyberpunk e il post-apocalittico, e forse va bene anche così.

Forse se, nella delicata operazione del passaggio dalla carta alla pellicola, la sceneggiatura di Cameron avesse avuto il coraggio di lavar via vari fili di trama, come fatto con alcune delle tematiche portanti dell'opera originale che la legavano al genere cyberpunk, il film si sarebbe potuto risparmiare molti dei difetti che vi convivono. Il film riesce comunque ad arrivare a testa alta fino ad un finale più che dignitoso, operando delle scelte nei confronti dell'opera originale che sono comunque interessanti pur nei problemi della messinscena e aprendo coraggiosamente a dei sequel più che necessari e che, alla fine di tutto, spero vengano realizzati.

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